Perché Facebook è sempre meno sicuro

Perché Facebook è sempre meno sicuro

(foto archivio Ti-Press)

Con l’avvento della pandemia e l’inizio della guerra, le infrastrutture informatiche mondiali hanno subito crescenti attacchi che ne hanno minacciato duramente la sicurezza, in particolare in Italia. Solo nel 2022, gli attacchi informatici nel nostro paese sono aumentati del 169% contro i il 38% della media globale.

Facebook e le minacce informatiche

Per quanto riguarda i social media, sono ormai noti gruppi organizzati di criminali informatici che operano dal Vietnam e dal Bangladesh, con lo scopo di rubare profili personali, pagine e account pubblicitari per supportare e finanziare attività illecite. Una prima ingente ondata di questa tipologia di attacchi era stata arginata da Facebook a fine 2020, ma le bande criminali non sembrano essersi fermate dato che da un paio di settimane ci vengono riportati numerosi nuovi casi di account violati prevalentemente da IP vietnamiti.

Ci saremmo aspettati che il colosso Facebook rispondesse a queste crescenti minacce rafforzando le infrastrutture e i servizi di assistenza, ma non è così. Al contrario, Meta ha annunciato lo scorso marzo il licenziamento di oltre 10mila dipendenti, dopo gli 11mila di novembre, realizzando un taglio di oltre il 20% della forza lavoro in pochi mesi.

Il risultato è un servizio clienti inadeguato e team tecnici sottodimensionati, che non sono in grado di affrontare in tempi accettabili le criticità. Pur rilevando immediatamente le intrusioni, il supporto di Meta prospetta un’attesa di circa 4 settimane prima di intervenire per la rimozione degli hacker, che, nel frattempo, agiscono indisturbati sotto le spoglie altrui, utilizzando i conti in banca e carte di credito di privati e aziende per pubblicizzare contenuti fraudolenti e vendere prodotti o servizi che non saranno mai consegnati.

Le forze dell’ordine lamentano che le controversie con Facebook si affrontino oltreoceano e che questo renda praticamente impossibile, tramite il nostro sistema di giustizia, ottenere le stesse tutele che vengono riservate ai cittadini statunitensi. Per nostra esperienza diretta tramite la nostra sede in Florida, professionisti e aziende americane sono infatti in grado di risolvere le medesime problematiche entro 24/48 ore.

I rischi informatici per le persone e le aziende

Le intrusioni negli account personali di Facebook rappresentano un vero e proprio furto di identita’. I contatti degli amici vengono utilizzati per divulgare malware, in particolare tramite Messenger, o richieste di ulteriori informazioni personali o denaro.

Perdere accesso ai propri social media, per un’azienda, può significare invece vanificare anni di lavoro impiegati ad acquisire visibilità e credibilità, e causa sia danni alla propria immagine che una sottrazione di dati di marketing in alcuni casi irreparabili, oltre a generare ansia e preoccupazioni.

In definitiva, Facebook è sempre meno un luogo sicuro sia per le persone che per le imprese.

Cosa fare per tutelarsi dagli hacker

Consigliamo a tutti di rafforzare il più possibile la propria sicurezza informatica, sia personale che aziendale, tramite l’installazione di antivirus sui dispositivi fissi e mobili, operando un cambio frequente delle password e rendendole complesse, e attivando l’autenticazione a due fattori. In caso di hackeraggio, e’ necessario tutelarsi sporgendo denuncia presso la polizia postale o i carabinieri.

Suggeriamo inoltre di ridurre momentaneamente gli investimenti sui social, limitando il budget di spesa del proprio account di pagamento, e potenziare invece il lavoro su Google ADS che risulta, ad oggi, il più serio strumento di marketing online.

Restiamo a disposizione per qualunque ulteriore chiarimento.

Il web non cambierà il mondo (in meglio)

Il web non cambierà il mondo (in meglio)

E’ di pochi giorni fa lo sfogo del fondatore di Twitter, Evan Williams, che in un’intervista sul New York Times chiede pubblicamente scusa per il fallimento del web. «Un tempo pensavo che, se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi liberamente e scambiarsi idee e informazioni, il mondo sarebbe diventato automaticamente un posto migliore. Mi sbagliavo»  afferma Williams, e prosegue «Il problema è che non tutti siamo persone perbene. Gli umani sono umani. Non è un caso che sulle porte delle nostre case ci siano serrature. E invece, Internet è iniziato senza pensare che avremmo dovuto replicare questo schema, online».

Queste affermazioni hanno fatto il giro dei media, sia tradizionali che digitali, provocando dibattiti accesi sul presente e il futuro della comunicazione online e ci offrono uno spunto per meditare sulle famose predizioni di un altro personaggio simbolo dell’evoluzione tecnologica a livello globale, Steve Jobs, secondo il quale, in maniera apparentemente analoga ma sostanzialmente differente, il web non sarebbe stato mai in grado di avere l’impatto sociale, economico e politico dei grandi media tradizionali come la radio e la TV.

Oggi invece sembra evidente che un impatto determinante il web lo abbia, ma che non sia propriamente positivo. Secondo Williams, infatti, i blog e i social tendono a premiare tutto ciò che è eccessivo, valorizzando una parte dell’umanità che è sempre esistita ma che in precedenza non trovava espressione in maniera altrettanto diretta, pervasiva e massiccia. Minacce, cybercrime, notizie fake ed una produzione di contenuti che premia costantemente la quantità e mai la qualità, questi i nei di un sistema di comunicazione che parte dal basso verso l’alto ma che non ha alla base un’etica e valori condivisi di riferimento che possano condurre la società verso il miglioramento.

Da qui l’impegno di Google, Facebook ed altri giganti del web nel sviluppare sistemi di controllo volti a limitare la quantità di notizie false ed offensive, uno sforzo che richiede un investimento di energie considerevole considerando che il solo Facebook ha superato il miliardo  e mezzo di utenti, più della popolazione dell’intera Cina, contro i 500 milioni di Twitter, e la quantità di conversazioni online superano ogni giorno le decine di miliardi, un dato impressionante che ben rappresenta la potenza comunicativa dei nuovi media.

E poi, la nostra vita è veramente migliorata con l’avvento delle nuove tecnologie? L’iperconnettività e il sovraccarico di informazioni ci aiutano? Così non sembra, se prendiamo a testimonianza un’altra predizione dello stesso Jobs: «La maggior parte delle persone sarà bombardata da molte più informazioni di quelle che riesce ad assimilare». Sembra che anche i recenti studi sull’analfabetismo funzionale, italiani e internazionali, gli diano ragione mostrando dati allarmanti che registrano la perdita progressiva della capacità di elaborare informazioni semplici da parte della popolazione.

Indici internazionali di analfabetismo funzionale - Distribuzione degli analfabeti funzionali (%) nel quadro dei 33 paesi partecipanti allo studio PIAAC. L'Italia ha tra i risultati più alti in Europa (28%), preceduta solo dalla Turchia. Fonte: Inapp su dati Ocse-Piaac - Fonte L'Espresso

Indici internazionali di analfabetismo funzionale – Fonte l’Espresso

Insomma, una delusione collettiva per i sostenitori del web democratico e fautore di un’evoluzione sociale di carattere epocale. Contrariamente, appare piuttosto auspicabile una Internet Apocalypse alla Wayne Gladstone, che nell’incipit del suo fantasmagorico romanzo descrive un mondo che si ritrova improvvisamente in assenza di connessione:   «Quando ci fu il grande crash non andò affatto come temevamo. Non ci fu panico. Niente lacrime. Solo gente che batteva i pugni sul tavolo e imprecava. Internet non funzionava più, e cliccare su Aggiorna non serviva a niente. Anche “Ctrl, alt, canc” era inutile. Nessuno aveva Internet da nessuna parte. E non sapevamo perché. L’elettricità, l’acqua corrente e persino la televisione non avevano subito danni.»

Aldilà di questi divertenti spunti fantastici, ci pare opportuno riportare la discussione sui social media verso un punto di equilibrio che parte da una visione professionale di tali mezzi. In primis, Facebook, Twitter così come tutti i social, sono strumenti di marketing, creati per generare profitto a fronte di una visibilità. Ne consegue che trovino naturale collocazione nei piani di comunicazione e marketing aziendali e siano ottimi, ancora oggi, per offrire alle aziende sbocco diretto sulla propria utenza e in grado di generare, grazie anche ai nuovi chatbox e all’intelligenza artificiale, un customer care di qualità.

Usare invece i social per comunicare tra persone? Sempre con parsimonia, considerando in particolare che scrivere al riparo di schermo e tastiera non è comunicazione in senso lato: dove il corpo non c’è, l’umano tende a dimenticare la relazione, fatta di ascolto e di scambio reciproco, per privilegiare lo sfogo emotivo che è un tentativo goffo di auto-affermazione. Siamo molto lontani da ciò che invece contiene l’etimologia stessa della parola COMUNICARE: mettere in comune, come composto di cum (insieme) e munis (ufficio), ossia compiere il proprio dovere CON gli altri. Una responsabilità, quella di valutare la conseguenza delle proprie parole ed azioni sulla base di valori etici di riferimento, troppo spesso dimenticata.

Offese sessuali a Bebe Vio: vergogna social

Offese sessuali a Bebe Vio: vergogna social

– Immagine di www.oasport.it –

Che il mondo social sia terreno facile in cui dar libero sfogo a bassi istinti è argomento di discussione ormai diffuso nel web, ma pare proprio che non ci sia limite al peggio per i troll arrabbiati che dietro alla tastiera del loro pc o smartphone lanciano invettive e offese a chiunque, senza limiti né ritegno.

Dopo la studentessa di Giulianova superstite della tragedia di Rigopiano, ora è Bebe Vio ad essere entrata nell’occhio del mirino di una pagina Facebook che incentivava a usarle violenza. Lo ha denunciato il Codacons che, presentando istanza alle Procure della Repubblica di Roma e Venezia, ha fatto chiudere la pagina e avviare le indagini per i reati di minaccia grave e istigazione a delinquere.

Delusione per chi, come noi, nel web e nei social lavora ed ha accolto l’evoluzione della comunicazione digitale come importante passaggio storico in grado di garantire alle persone il diritto più ampio di pensiero e di parola. Costernazione di molti perché se nei social, oggi, troneggiano leader di bande oscure che ne occupano gli spazi per diffondere pensieri distruttivi, questo non è semplicemente una questione che riguarda il web, ma un fallimento umano.

Ecco le dichiarazioni del Presidente del Codacons Carlo Rienzi : “Esprimiamo grande soddisfazione per la decisione della Procura, la prima che finalmente in Italia vuole vederci chiaro sugli insulti e le minacce pubblicate sui social network, ma non basta.  Chiediamo al procuratore Adelchi d’ Ippolito di estendere l’inchiesta, indagando su quei gruppi nati su Facebook che incitano all’odio e alla violenza, soprattutto verso donne, gay e disabili. Gruppi estremamente pericolosi perché possono avere effetti tragici sui più giovani o sulle menti più fragili (portandoli a compiere gesti illeciti), e dove addirittura si scambia materiale pedopornografico”.

Confidiamo nel lavoro della Polizia Postale preposta a monitorare tutti i mezzi di comunicazione, anche digitali, affinché anche nei social le regole vengano rispettate e, chi non lo fa, punito. Facebook è infatti un luogo pubblico dove chi infrange la legge deve risponderne in sede civile e penale, ecco la lista di illeciti nei quali è possibile incorrere in Facebook.

Gli utenti possono segnalare contenuti offensivi o illeciti direttamente a Facebook e alla Polizia postale tramite il servizio di segnalazione disponibile online.

Nel web come nella vita esistono i chiaroscuri che sono espressione della complessità dell’animo umano. Ma tra la libertà di pensiero e l’illegalità il confine non può, e non deve, essere labile.

 

Attenzione: come rimuovere link pornografici sulle bacheche di Facebook

Attenzione: come rimuovere link pornografici sulle bacheche di Facebook

Nelle scorse settimane Facebook è stato colpito da un’ondata di immagini pornografiche e violente, che vengono condivise sulle bacheche di utenti ignari e risultano difficili da eliminare.

Se vi dovesse capitare, per prima cosa NON CLICCATE SUI LINK associati a quelle immagini se non sapete dove porta quel link e soprattutto che non cadete nella curiosità di dare accesso alla vostra pagina Facebook ad applicazioni come “scopri quante persone hanno visualizzato il tuo profilo” e che vi promettono in cambio qualcosa di poco credibile.

CAMBIATE LA PASSWORD immediatamente per proteggere meglio il vostro profilo e la vostra pagina. Accertatevi di inserire una nuova password sicura, composta da una frase o da più parole miste a numeri e caratteri speciali. Non usate mai la vostra data di nascita o password troppo semplici e facili da individuare!

Se il post viene condiviso sulla vostra pagina tramite un tag, RIMUOVETE IL TAG e avvisate il vostro amico dal quale proviene la condivisione sospetta, di modo che possa a sua volta proteggersi. In casi gravi, potete segnalare il vostro amico a Facebook come vittima di spam.

Controllate poi le APPLICAZIONI che avete installate sul vostro social network, e cancellate quelle che non utilizzate o non riconoscete.

Nonostante l’attenzione rivolta da Zuckerberg, neppure Facebook è immune dai mitomani del web che amano crackare i profili, quindi sempre all’occhio e controllate sempre cosa accade sulla vostra bacheca in tempo reale!

Speciale IAB Forum 2014

Speciale IAB Forum 2014

Il 25 e 26 Novembre 2014 è stata presentata la dodicesima edizione di IAB Forum, tenutasi in Fiera MiCo, Milano.

Questo evento, particolarmente interessante grazie al tema trattato – ovvero la pubblicità interattiva – ha visto personaggi illustri e conosciuti nell’ambito del digitale, puntando l’attenzione sul cambiamento dell’advertising dei tempi moderni.

IAB Italia è un’associazione che vanta 187 soci a sostegno della Digital Industry, con l’obiettivo di promuovere la diffusione dei nuovi media e di internet: fa parte del network IAB Europa con l’intento di tutelare gli interessi della comunicazione interattiva; ed è proprio grazie agli eventi che IAB Italia organizza, che professionisti del settore possono trovare spunti, tenere contatti, collaborare e formarsi nella comunicazione 2.0.

L’edizione appena svolta ha trattato temi innovativi, puntanto l’attenzione su un adv digitale che si mischia con una più tradizionale, e che, in Italia, viene scelta dal 23,1% delle aziende.

Le tematiche trattate hanno visto il coinvolgimento di attori di un certo calibro, come Josh Partridge, Direttore EMEA & Canada di Shazam e Den Wright, Direttore Amazon Media Group, Europa, sottolineando l’importanza di un vero e proprio engagement tra settori eterogenei della comunicazione.

E ancora altri temi scottanti, come la rivoluzione delle digital stars, i nuovi modelli di innovazione nel mondo dei media ed i progetti e le iniziative per l’Italia digitale.

Un’evento che vive di speranze e realtà, di co-working, di riduzione sempre più evidente di digital divide e di successo nel business del futuro.

Guarda il nostro speciale video

Politica e web: non facciamola diventare spam!

Politica e web: non facciamola diventare spam!

Manifesti politici postati sulle bacheche di Facebook di privati cittadini ignari, gruppi privati subissati di articoli a sfondo politico pubblicati dagli stessi autori, commenti dai toni aspri in discussioni fuori tema.

No, questo non è il modo di utilizzare il web per fare politica.

Il web è un luogo di relazione, prima che di promozione personale. E’ importante ascoltare le persone, instaurare un dialogo, rispettare i loro spazi personali, come appunto le bacheche e i gruppi di Facebook, che non vanno mai violati senza permesso.

Come professionisti del web analizziamo quotidianamente le conversazioni presenti in rete, e abbiamo osservato da vicino quanto accaduto nelle ultime elezioni amministrative. I politici che hanno utilizzato male i social media, come Facebook, nella maggiorparte dei casi hanno perso le elezioni.

Sovraesporsi con la propria immagine personale e le proprie idee politiche, anche quando non richiesto e non opportuno, genera l’effetto opposto.

Ogni giorno insieme ai colleghi di WebCreativi ci troviamo a spiegare a professionisti e aziende la “NETIQUETTE”, cioè il galateo del web. Si tratta in fondo di semplici regole della buona educazione e della convivenza civile: chiedere il permesso, ringraziare, ascoltare l’opinione degli altri, rispondere sempre, e in modo appropriato, quando qualcuno ci parla.

Nessuno entrerebbe in casa di un’altra persona urlando il proprio pensiero, senza bussare alla porta e aspettare che qualcuno apra, perché farlo quindi nei social media?

Analizzando le discussione nel web, quello che in termini tecnici chiamiamo SENTIMENT ANALYSIS, è preoccupante notare toni spesso estremamente freddi dal punto di vista umano, fino a diventare aspri e irrispettosi…a livello sociale questo è gravissimo, perché fomenta rabbia, insoddisfazione, e mette uno contro l’altro. Non è quello di cui abbiamo bisogno, ci servono modelli positivi di pensiero che risollevino gli animi e infondano nuova voglia di costruire, insieme.

Per fortuna qualcuno che si comporta bene e utilizza le nuove tecnologie per dialogare apertamente, e in trasparenza, coi cittadini, c’è….