Quando ci fu il grande crash non and\u00f2 affatto come temevamo. Non ci fu panico. Niente lacrime. Solo gente che batteva i pugni sul tavolo e imprecava. Internet non funzionava pi\u00f9, e cliccare su Aggiorna non serviva a niente. Anche \u201cCtrl, alt, canc\u201d era inutile. Nessuno aveva Internet da nessuna parte. E non sapevamo perch\u00e9. L\u2019elettricit\u00e0, l\u2019acqua corrente e persino la televisione non avevano subito danni.<\/em>\u00bb<\/p>\nAldil\u00e0 di questi divertenti spunti fantastici, ci pare opportuno riportare la discussione sui social media verso un punto di equilibrio che parte da una visione\u00a0professionale di tali mezzi<\/strong>. In primis, Facebook, Twitter cos\u00ec come tutti i social, sono strumenti di marketing<\/strong>, creati per generare profitto a fronte di una visibilit\u00e0. Ne consegue\u00a0che trovino naturale collocazione nei piani di comunicazione e marketing aziendali e siano ottimi, ancora oggi, per offrire alle aziende sbocco diretto sulla propria utenza e in grado di generare, grazie anche ai nuovi chatbox e all’intelligenza artificiale<\/strong>, un customer care di qualit\u00e0.<\/p>\nUsare invece i social per comunicare tra persone?<\/strong>\u00a0Sempre con parsimonia, considerando in particolare che scrivere al riparo di schermo e tastiera non \u00e8 comunicazione in senso lato:\u00a0dove il corpo non c’\u00e8, l’umano tende a dimenticare\u00a0la relazione, fatta di ascolto e di scambio reciproco, per privilegiare lo sfogo emotivo che \u00e8 un tentativo goffo di auto-affermazione. Siamo molto\u00a0lontani da ci\u00f2 che invece\u00a0contiene l’etimologia stessa della parola COMUNICARE:\u00a0mettere in comune, come composto di cum <\/em>(insieme) e munis <\/em>(ufficio), ossia compiere il proprio\u00a0dovere CON\u00a0gli altri.\u00a0Una responsabilit\u00e0, quella di valutare la conseguenza delle proprie parole ed azioni sulla base di valori etici di riferimento, troppo spesso dimenticata.<\/strong><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"E’ di\u00a0pochi giorni fa lo sfogo del fondatore di Twitter, Evan Williams, che in un’intervista sul New York Times chiede pubblicamente scusa per il fallimento del web.\u00a0\u00abUn tempo pensavo che, se avessimo dato a tutti la possibilit\u00e0 di esprimersi liberamente e scambiarsi idee e informazioni, il mondo sarebbe diventato automaticamente un posto migliore. Mi sbagliavo\u00bb […]<\/p>\n","protected":false},"author":2,"featured_media":5460,"comment_status":"open","ping_status":"open","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_et_pb_use_builder":"","_et_pb_old_content":"","_et_gb_content_width":"","footnotes":""},"categories":[6,3],"tags":[],"yoast_head":"\n
Il web non cambier\u00e0 il mondo (in meglio) - WEBCREATIVI<\/title>\n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n \n \n \n\t \n\t \n\t \n